Formazione a distanza in Italia: differenze Europa

La formazione aziendale a distanza, che ha avuto un incremento significativo con l’emergenza Covid, rappresenta una grande opportuna per le aziende in Italia.
Un’opportunità sia per formare gli imprenditori che per favorire un ricambio significativo nell’organico,
salutare per le esigenze dell’azienda.
Ma come sono i dati della formazione aziendale nel nostro Paese, rapportati con il resto d’Europa?
Formazione aziendale a distanza in Italia: gli investimenti sono pochi
Se guardiamo alla situazione prima del Covid, i dati italiani sulla formazione a distanza non sono molto incoraggianti.
Indice di un contesto sociale e politico nel quale non viene dato molto peso alla formazione professionale; e nemmeno all’importanza degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo.
Non da meno, una tradizione storica che si nutre sin troppo di modelli anacronistici, provenienti da una cultura fatta di artigianato.
Percorsi professionali seguiti, spesso, in maniera pratica e individuale.
Il pensiero prevalente è “Se ha sempre funzionato, perché non dovrebbe essere così anche adesso?”.
I tempi, però, come sappiamo, cambiano.
Formazione aziendale a distanza in Italia: i dati
Tuttavia, i dati sembrano indicare al nostro Paese un percorso diverso, oltre che un necessario cambio di mentalità.
Secondo quanto sottolinea il Sole 24 ore è urgente che l’Italia investa seriamente nella formazione.
Su 13 milioni di italiani con un titolo equiparabile alla terza media 1 su 3 – in un’età compresa fra i 25 e i 64 anni- necessita fortemente di una riqualificazione.
Un fatto che indica la totale carenza – se non addirittura assenza- di politiche attive del lavoro.
Non soltanto un problema istituzionale
I problemi, però, non dipendono soltanto da una carenza di misure istituzionali; ma anche da un atteggiamento restio alla formazione online.
Secondo quanto rilascia Upday, la percentuale degli over 25 che segue corsi di formazione online sarebbe appena dell’8,1%.
Formazione aziendale a distanza: a superarci alla grande sono gli svedesi
Nondimeno, quando il dato italiano viene confrontato col resto del mondo, il divario maggiore emerge rispetto ai paesi scandinavi: in particolare la Svezia.
Paese, quest’ultimo, che segue un modello di Stato molto vicino ai bisogni sociali.
La Svezia detiene il record positivo di persone iscritte a corsi di formazione online.
Fra gli adulti se ne vantano il 34,2% che partecipano a corsi da una durata di almeno quattro settimane l’anno.
A seguire, vi sono la Svizzera, con una percentuale del 32%, e la Finlandia, che si attesta al 29%.
Sono dati prelevati da una ricerca Eurostat e Ocse nel 2019.
E la formazione aziendale a distanza in Europa?
Quello che sorprende è che se il dato negativo italiano viene comparato al resto d’Europa, il divario non risulta poi tanto forte.
La media UE è infatti del 10,8%.
Ad abbassarla pesantemente sono i numeri della Germania, con una media di poco superiore a quella italiana dell’8,2%.
Un dato piuttosto atipico, per un Paese economicamente forte come quello tedesco, che di solito riesce ad attestarsi ai primi posti in classifiche simili.
La Germania si pone addirittura al di sotto di Spagna -19,5%- e Francia con 10,6%, denotando anche in questo caso un problema che, più che di natura istituzionale, sembra di natura culturale.
Italia: disoccupazione e scarsa formazione a distanza
Non bisogna pensare, però, che questo atteggiamento poco aperto alla formazione online abbia, in Germania e Italia, lo stesso impatto sociale.
Le politiche economiche degli ultimi anni, come la riforma Fornero, si ispiravano al modello tedesco, avanzando le più ottimistiche previsioni circa l’aumento di occupazione.
Tuttavia, apprendistati e tirocini tedeschi funzionano in modo molto diverso da quelli italiani: ciò non ha reso possibile vedere i numeri sperati dalla Riforma.
Al contrario, nel nostro Paese la disoccupazione ha visto livelli preoccupanti, esacerbati poi dalla pandemia.
Un numero sempre più crescente di neet sfiduciati e inoccupati.
In questo caso, quale strumento risulta più utile di un modello di formazione online che renda i giovani più competenti e i dipendenti aziendali più qualificati?
Tutto questo, ovviamente, accompagnato da misure serie di politica sociale.
Italia: mercato del lavoro bloccato
In un mercato del lavoro come il nostro, dove sono richieste sempre più competenze, e che sta attraversando un momento di transizione, la cosa importante è essere competitivi.
Il lavoro si crea con la competenza.
Un mercato del lavoro competitivo tende infatti ad attrarre nuovi talenti, scongiurando la tanto temuta fuga dei cervelli, che in Italia si verifica in grande proporzione nella fascia giovanile.
Dovremmo riflettere sul fatto che, in Italia, le persone con basse qualifiche abbiano più difficoltà a trovare lavoro di quante non ne riscontrino gli immigrati.
Per chi è qualificato, invece, le possibilità di inserimento non sono edificanti; e questo determina uno spostamento verso altri paesi.
Formazione a distanza insieme a riforme strutturali in Italia
La necessità di riforme strutturali che possano dare una scossa al mercato del lavoro si pone quindi in maniera improrogabile.
Nonostante la crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina, i fondi del PNRR rappresentano ancora una grande possibilità di applicazione di politiche sociali adeguate.
Questi, tuttavia, se non abbinati a un’apertura delle aziende verso i giovani, con modelli di formazione che impieghino strumenti digitali, risulterebbero vani.
La pressione rispetto ai cambiamenti, si sa, deve arrivare dal basso; e sono le aziende, in questo caso, a dover indicare una direzione di digitalizzazione di tutti i processi di formazione.
Emergenza Covid: un cambio di atteggiamento nella formazione online
Dalla nostra, il covid ha dato un impulso notevole alla formazione online.
Proprio ora, quindi, occorrerebbe cavalcare tale atteggiamento, istituzionalizzandolo definitivamente lato aziende.
Come attesta TgCom24, se da un lato la pandemia ha obbligato tutti a ricorrere alla didattica a distanza, questa costrizione ha mostrato anche le potenzialità di tale modello di formazione.
Adesso, circa il 62% degli italiani si dichiara favorevole a intraprendere un corso di formazione online, mentre la didattica online– su tutte quella aziendale- registra un incremento del 60%.
Quale momento migliore quindi -per aziende e liberi professionisti- per investire in piattaforme di e-learning e formazione online?
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